Comunicare, una delle più antiche arti dell’umanità che oggi, nella civiltà moderna,  è diventato strumento imprescindibile usato nelle forme più variegate e in maniera sempre migliore, in continua evoluzione.

Diamo come sempre una definizione all’oggetto per facilitarne l’analisi: la comunicazione si può definire come uno scambio di informazioni che avviene tra due o più individui con la finalità di emettere e ricevere segnali in un processo dinamico tra i soggetti coinvolti.

Bene, detto ciò, quello che volevo oggi condividere era l’analisi della comunicazione e l’importanza di utilizzarla nei modi corretti, o meglio, sbagliando il meno possibile capendo quando e quale usare nelle diverse circostanze di vita.

Partiamo dall’elencare le forme:

  • Verbale;
  • Non verbale.

Verbale:

Fa riferimento al suono, all’emissione di un rumore decifrato da un linguaggio che permette di far intendere nella traduzione l’immagine della cosa. Davide sì più semplice. D’accordo, facciamo un gioco. Se vi dicessi la parola “porta”, ditemi cosa immaginate. La porta è una porta ma può essere in legno, in cristallo, battente, a scomparsa o come vi piace di più. Vedete, molte interpretazioni della stessa cosa. Se volessi migliorare ciò che dico dovrei dire, porta in legno, si ma poi parte l’immaginazione, chi la vede scura, chi chiara e via via via… Allora non ne usciamo più, direte, non è vero perché l’abile comunicatore chiede sempre un feedback al ricevente per verificare lo stato di comprensione, fa un riepilogo, una domanda.

Non verbale:

Legato a tutto ciò che fa capo a gestualità, postura, viso, occhi. Tutto ciò che comunica senza l’uso vocale. Non si dice che parlano più due occhi che mille parole? No, è mia, ma è vera dai…

Riflettete in onestà, sarà capitato a tutti di incontrare una persona che la prima frase che dice è “come và?” se la risposta fosse data a petto in fuori, con un sorriso smagliante, guardando negli occhi l’interlocutore convenite diventi superflua la risposta? Cosi come se rispondessi “tutto bene” ma sbuffando, ingobbendomi con un tono sommesso. Ma chi ci crede che va tutto bene?

Ancora oggi molti pensano che la comunicazione verbale sia la principale, o per lo meno quella più efficacie. Con ciò non voglio essere ironico a riguardo, ma permettetemi d’esser perplesso. Avete mai riflettuto sulle diversità nel comunicare tra due persone che in un primo step dialogano l’uno dinnanzi all’altro e poi , agli stessi due soggetti , imporgli una comunicazione telefonica e poi, peggio ancora, scritta.

I soggetti sono i medesimi, ma perché la tendenza è quella di valorizzare il primo esempio? Perché rispetto agli altri il ricevente, colui che ascolta, percepisce in maniera differente i segnali che chi parla vuole far arrivare, ma non grazie al “verbo”,  ma per merito del linguaggio non verbale. La gestualità, il viso, gli occhi, la postura comunicano all’80% del totale per cui diventa maggiormente penetrante il messaggio che si vuol far passare, ci si rende conto meglio di chi abbiamo difronte, delle sue esigenze, del suo stato d’animo perché in un flusso inverso ci arrivano informazioni,  non verbali per l’appunto.

Comunicare in forma telefonica, invece, manca della “fisicità” e infatti è assai più complesso, la riprova di quanto sia vero quanto scritto fonda le sue basi sulla mancanza dell’uso del corpo ma permette per lo meno di immaginare lo stato d’animo o interesse del ricevente da sensazioni legate alla voce. Un esempio, non vi è mai capitato di parlare al telefono e percepire lo stato della persona, addirittura la sua postura senza vederla? Si dai, tutto ciò non perché fosse esplicitato o perché siate da etichettare come il nuovo Messia  ma perché percepite dal suono vocale uno stato d’animo. Per la complessità, esistono scuole d’addestramento per una migliore comunicazione telefonica, tanto per.

Scrivere è lo strumento che considero  più complesso perché manca qualunque tipo di feedback di ritorno e spesso gli equivoci si sprecano. A me è sempre stato insegnato, riguardo questo stile, di usare lo scritto solo per comunicazioni di servizio. Un problema , un sentimento, una strategia  non devono essere trattati in questa modalità perché certe circostanze meritano la migliore comunicazione. Le aziende di spessore fanno gruppi di lavoro per concertare come muoversi, non se le scrivono. Spezziamo una lancia a favore però di questo stile, aiuta a sentirsi meno esposti  e quindi ognuno di noi predilige proteggersi.  E’ nella nostra natura. E’ lecito, da non discriminare, ma se si vuole migliorare bisogna cambiare, o meglio, adottare lo stile più corretto alla fattispecie concreta , solo così si potrà “riveder le stelle” come cita un’importante campagna pubblicitaria.

Ci sarebbe da dire e scrivere tanto, mi fermo qui se no mi ammoniscono dicendomi che annoio, dunque spero di aver fatto arrivare un messaggio che dia spunti di riflessione.

Concludo questo blog come sempre parlando di noi, Spaziourbano !!!

Per una migliore comunicazione della nostra caratura stiamo lavorando sodo alla creazione del nuovo sito, più adatto a come siamo oggi e a come vorremmo comunicare. Per cui vi lascio con questa anteprima, perché quando sarà pronto lo sapranno in molti, vogliamo veicolarlo e farlo comunicare utilizzando i media come mai prima d’ora….

 

Un caro saluto

 

Davide Bosisio

Written by Daniele Modugno

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