IL COACHING, L’EVOLUZIONE DELLA FORMAZIONE
Il coaching (o affiancamento e guida) è una metodologia di sviluppo personale nella quale una persona (detta coach) supporta un cliente o allievo (detto coachee) nel raggiungere uno specifico obiettivo personale, professionale o sportivo. Un coach fornisce uno specifico supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia.
La definizione tecnica la trovo di semplice comprensione ma per renderla ancora più fluida possiamo dire che il coaching è l’affiancamento di una figura ad un’altra allo scopo di far emergere, esplodere, le qualità insite nella persona/cliente. Attenzione, “far esplodere ciò che già c’è”, è importante perché tutti abbiamo delle potenzialità, livelli diversi d’accordo, ma scopo di un leader è tirare fuori il massimo e non equiparare tutti.
Analizziamo ora le attività e la metodologia di questo strumento di management perché ha sfumature diverse a secondo dei casi e applicazioni.
Il coaching nasce come strumento professionale in cui un professionista preparato lavora fianco a fianco con il proprio cliente, ma se ci pensate bene questo metodo è utilizzato in maniera meno scientifica anche in altri ambiti. Pensate ad un genitore con i propri figli, non lo è?
Andiamo per gradi però. Il Coaching è una disciplina relativamente nuova in Italia, che ha radici molto più antiche… Socrate invitava a “Conoscere se stessi”; Pindaro era solito salutare i suoi discepoli dicendo: “Diventa ciò che sei”; Parmenide sosteneva che tutto è possibile: “Basta trovare il coraggio di percorrere la via” ed Eraclito affermava: “L’unica cosa permanente è il cambiamento”.
Le citazioni cerco sempre di aggiungerle perché mi piacciono e poi rafforzano con semplicità un concetto.
Dunque, cosa fa questo Coach?
Avete ragione, affianca come detto la risorsa e ha, a mio avviso, 3 responsabilità/obiettivi su tutti:
- scoprire, rendere chiari ed allineare gli obiettivi che il cliente desidera raggiungere, non solo, guidare il cliente in una scoperta personale di tali obiettivi;
- far in modo che le soluzioni e le strategie da seguire emergano dal cliente stesso;
- lasciare piena autonomia e responsabilità al cliente.
Quelle del cliente o Coachee?
Una sola, disponibilità e ascolto. Le persone meno intelligenti potranno dire che questo argomento sia superfluo, che tutte queste balle sulla formazione depista dall’operatività, che bisogna pensare a fatturare.
Sì, certo, non punto mai il dito contro nessuno ma quelli che la pensano cosi sono coloro che hanno un immenso bisogno di questo trattamento. Spesso sono imprenditori o manager, non collaboratori.
Per capire cosa ho scritto bisogna immaginare o aver vissuto esperienza con figure di questo tipo ma vi assicuro che il lavoro del Coachee è spesso molto più complesso di quello del Coach. Fare introspezione, criticarsi, cambiare è solo per persone intelligenti, forti e determinate. Fate caso alle parole scritte perché sono belle e ognuno ama ritrovarsi in esse, ma pochi lo sono veramente.
Non sono un Coach professionista, l’ho studiato, beneficiato e applicato in anni passati in cui ricoprivo ruoli legati allo sviluppo delle risorse umane. Questo per dire che quello che trovate scritto è frutto di studio unito alle mie esperienze sul campo e successive deduzioni.
Ritengo dunque che l’affiancamento sia l’evoluzione della formazione. Se fare formazione in aula è importante ed essenziale per lavorare sulla forma mentale, il coaching è l’applicazione pratica della formazione nella realtà.
E’ come quando prendi uno studente universitario, pieno di concetti in testa, fiero di sé e poi lo metti a fare due attività pratiche e si perde o è più semplicemente scolastico.
Le mie convinzioni sono che il meglio è unire le due fasi, aula e campo, e vi assicuro che i risultati sono sfolgoranti.
Ricordo che quando facevo formazione, per una società immobiliare che vantava all’epoca oltre 20 punti vendita sul territorio milanese e contava circa 150 agenti tra le loro fila, piaceva a tutti, tutti uscivano dall’aula con maggiore energia, avevo su di loro un forte potere informativo ma poi quando tornavano nei loro uffici gradualmente perdevano la verve, un po’ a causa della routine e un po’ per manager inadatti nella loro gestione.
Bene, quando l’azienda mi permise di seguire corsi formativi a mio vantaggio sul coaching, riceverlo come cliente, mi si aprì un mondo. Andavo negli uffici, uno ad uno, e dopo settimane di lavoro riuscivo a prevedere gli eventi, dare indicazioni sulle caratteristiche dei manager all’imprenditore.
Trovo il coaching fantastico!
Non ce ne come lavorare sul campo, nella realtà, perché fin quando si rimane nelle ideologie e fasi d’aula si è pronti a metà.
Dunque quali obiettivi ha il Coaching?
- Sviluppo di competenze, conoscenze e abilità;
- Individua obiettivi specifici;
- Dona supporto strategico ed operativo;
- Sviluppa consapevolezza;
- Incrementa performance individuali;
- Riduzione della complessità aziendale e snellimento fasi decisionali.
Ovviamente se questo articolo ha risvegliato in voi la voglia di approfondire l’argomento, Spaziourbano sarà lieta di consigliarvi strutture professionali abilitate a svolgere questa professione con il giusto spirito che a noi piace, col sorriso, semplicità ma tremenda utilità.
Davide Bosisio