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ENNEATIPO 3, L’ESECUTORE

ENNEATIPO 3, L’ESECUTORE

L’enneatipo 3 è un profilo che ruota attorno agli obiettivi.

Lavoratori, competenti, pragmatici ma soprattutto competitivi, sono figure che nel loro splendore possiamo identificarli con la parola “manager”, hanno accentuato il potere connettivo di norma, sono leader da campo, amano la realtà e fare.

Come ho riportato nel mio libro “risorse umane e agenzie immobiliari: croce o delizia”, possiamo identificare il profilo su due personaggi della storia, uno buono e uno cattivo: Martin Luther King e Adolf Hitler. Esempi di ennatipo 3 esplosi nella massima efficacia e minima. Sono leader, trascinano perché fanno ed inducono a fare, danno l’esempio, non amano stare fuori dalla partita, devono esserci, vincere, fare la differenza.

Di contro sono molto vanitosi, cercano consensi, narcisisti, presuntuosi, spesso falsi perché per loro non contano i mezzi ma il risultato, hanno sempre ragione loro.

 Il tipo Tre potrebbe vestire tranquillamente i panni di una star del cinema, perché la sua convinzione è che sicuramente piacerà ai suoi ammiratori e farà di tutto pur di meritare l’Oscar e rendersi all’altezza del ruolo che le viene riconosciuto. Non deluderebbe mai i suoi fans, a costo di fingere per ottenere il successo, anche perché non pensa di ottenere la stessa ammirazione senza indossare una maschera. Il timore del rifiuto è tale che per essere contrastato deve fare di tutto per mostrarsi capace e rendersi utile. Lo sforzo che fa per risultare sempre gradevole è tale da mettere a tacere l’ansia che inconsciamente lo domina per la paura di essere disapprovato.

Un venditore nato, venditore di se stesso però. Il classico tipo che non crede nel detto “tutti importanti, nessuno indispensabile”, loro si sentono onnipotenti.

COMPORTAMENTI TIPICI DELL’ENNATIPO 3:

  • La gloria viene dall’approvazione degli altri;
  • Hanno un ‘immagine idealizzata di sé stessi;
  • L’attenzione è posta sull’essere efficace e sul successo;
  • Il valore è messo in quello che fa, non nell’essere;
  • un creatore compulsivo;
  • Si pone delle sfide;
  • Sono controllori;
  • Percepiscono molto bene ciò che ci si aspetta da loro e lo danno;
  • Da bambini sono molto collaborativi e brillanti: allegri, estroversi… ma molto freddi;
  • Si sanno vendere bene, si creano la propria maschera e la vendono;
  • Cerca di essere applaudito, lodato. Non sono stati bambini molto visti;
  • Sono molto autonomi perché hanno ottenuto successo da un grande sforzo;
  • Sono emozionalmente freddi ( c’è vuoto verso l’interno);
  • Hanno tutto sotto controllo: sono “perfetti”. Indossano una maschera. Si fanno vedere impeccabili e nonostante questo non sono contenti;
  • Possono generare molto successo e molto denaro;
  • Possono arrivare a vendersi come un prodotto;
  • Sembrano sinceri ma non lo sono;
  • Sono molto offensivi nelle loro critiche;
  • Sono esperti nelle abilità sociali;
  • Se non hanno successo soffrono;
  • Dipendono dall’immagine apparente;
  • Fanno in modo che non appaiano difetti nella loro immagine esterna;
  • Hanno difficoltà a esprimere emozioni fuori copione;
  • “Mi trucco poi esisto”;
  • Con i loro successi si sentono riconosciuti;
  • Il mondo è un inganno, è un teatro. La gente finge;
  • “Non dovrei avere problemi perché se li ho disturbo e non posso disturbare nessuno”;
  • Non c’è accettazione della critica;
  • Ha bisogno di sentirsi utile;
  • Può essere un mendicante ma deve indossare l’abito di marca.

Di recente sono stato obbligato a vedere un film, “Un’ottima annata”, il personaggio principale è un ennaetipo 3, senza scrupoli, di successo, falso quando serve, di gran classe. Ma, come sempre sostenuto, nessun enneatipo è meglio o peggio, nessuno è migliore o peggiore d’altri, è solo una parte della torta. Sì, insomma, questo personaggio cambia, alza l’asticella ed usa la parte buona di sé. Manager di successo, spietato, che abbandona tutto, Londra e ambizioni per vivere in un casolare francese per produrre vino. Mi è piaciuto questo film nell’osservare questa mutazione, l’esempio che è possibile migliorare, che con le giuste motivazioni si può ribaltare il mondo.

Questo profilo non contempla la sconfitta, non è un’opzione e da qui s’innescano le sue paure.

Spunti di miglioramento:

L’enneatipo 3 deve essere consapevole che la guarigione passa necessariamente attraverso la consapevolezza di quel ruolo che tende a interpretare. Lo interpreta quando è con altre persone, ma a volte persino quando è da solo. Questo perché c’è un’identificazione inconscia con l’ideale del personaggio che sta interpretando. Se, come enneatipo 3, non sai esattamente cosa vuoi fare, non spaventarti e non ricadere nel tranello di seguire il copione del tuo ruolo. Non credere che la gente ti apprezzerà solo per la tua forza, le tue capacità e la tua efficacia. Quando sei con persone fidate è molto vantaggioso per te che puoi mostrare alcune delle tue vulnerabilità e paure. Verificherai che sei ben accolto e compreso dagli altri; probabilmente sarai più amato se ti vedono più “umano”.

Davide Bosisio

Passato, presente e futuro. L’azienda cresce !

Un articolo introspettivo e di analisi per dare senso all’immagine che lo introduce e perché a me riescono le sane riflessioni mentre faccio, mentre parlo o scrivo. E’ utile a mio avviso pensare per riorganizzare le idee e predisporsi ai cambiamenti.

La nostra piccola e grande azienda cresce, come ha esplicitato il mio socio Daniele Modugno, Spaziourbano ha inserito un nuovo profilo e, quando accadono questi eventi significa solo due cose:

  • La nostra realtà ha appeal;
  • La nostra realtà si arricchisce di una nuova professionalità e personalità mancante.

Tutto positivo !!!

 

 

Però ospitare nuove risorse è una grande responsabilità, serve accoglierla nei giusti modi, serve offrirgli supporto, serve donargli strumenti di lavoro, serve in una parola dare lei Tempo.

In passato ho lavorato in realtà in cui ho ricoperto la carica di direttore del personale e mi ero abituato a vivere la mia routine per dare ad altri il mio tempo. Confronti, colloqui individuali, analisi dei numeri, staffing team agenzie, ricerca profili e colloqui di selezione,  formazione. Poi ho scelto d’intraprendere un percorso completamente diverso, lavorare per me e diventare piccolo imprenditore, oltre che operativo, abbandonando la sfera di gestione delle risorse perché concentrato solo su di un’unica risorsa, me stesso.

Non posso però negare che la mia attitudine principale è quella d’essere supportivo e di legame tra l’essere ed il fare. Mi riesce naturale. Presa coscienza di questo, ho iniziato a ripassare i miei appunti dei corsi di cui ho beneficiato in passato, fatto memoria di azioni di successo volte al potenziamento delle abilità del singolo e soprattutto di tutti gli sbagli che ho compiuto.

Udite udite: sono convinto che si impara molto più dai propri errori che da un corso formativo. La formazione, la vita stessa ci porta ad avere e riconoscere gli elementi che ci serviranno per fare il nostro mestiere ma non ce né come applicarli, sul campo. La teoria e la filosofia sono strumenti potentissimi che permettono la riflessione consapevole ma il campo, la realtà, sono un’altra cosa.

Vi faccio un esempio che esula dal lavoro ma ne è affine totalmente.

Seguo un corso di difesa personale da qualche anno e apprendere e memorizzare le tecniche di disarmo o di difesa non è semplice come osservarlo. Voglio dire che guardare aiuta a farsi un’idea ma quando poi ti trovi un avversario che vuole colpirti, bè, cambia! La tensione di un confronto tende a farti perdere concentrazione, equilibrio e lucidità. Come fare dunque? L’unica medicina è usare i propri sbagli  per lavorare su di essi e diventare più bravi. Provare e riprovare fino a quando non si trova la consapevolezza di se poi tutto diventa automatico.

Ecco perché in questo periodo sto riflettendo, devo riordinare le idee e ritrovare i miei vecchi errori per evitare di riproporli. Penso che pensare in questa direzione sia già di per sé un passo verso il miglioramento.

 

 

Molti tendono ad amplificare le proprie doti mentre io ad analizzare i miei lati oscuri e rapportarli ai pregi, sono una persona introversa ma coriacea, passionale ma impaziente, affidabile ma manipolabile. Preferisco che un errore gravi su di me e non arrechi danno ad altri, quando questo accade mi mortifica e modifica il mio IO naturale, perdo le mie certezze.

Allora, consapevole di questo, delle responsabilità di gestire nuove risorse, mi preparo e colgo l’occasione di dare il mio personale benvenuto a Carlo Sciacca in questo modo, nell’unico che esiste, dando a lui la giusta importanza e rilevanza.

Benvenuto Carlo !!!

 

Davide Bosisio

Passato, presente e futuro. L’azienda cresce !
Carlo Sciacca a SPAZIOURBANO!

Carlo Sciacca a SPAZIOURBANO!

Siamo lieti di annunciare che, a partire da oggi, entra a far parte del nostro staff, Carlo Sciacca!

Carlo Sciacca è un agente immobiliare iscritto al ruolo dal 1998, vanta quindi una esperienza di oltre 20 anni nel settore. Ha lavorato in noti Franchising ricoprendo diversi ruoli: dalla vendita al back-office, passando per la gestione completa dell’agenzia e come supporto commerciale nella creazione di riviste specifiche del settore immobiliare.

Ha lavorato principalmente nell’Hinterland milanese, diplomato come Perito Turistico, ha avuto anche esperienze in campo assicurativo e di vendita spazi pubblicitari.

Lo abbiamo scelto e voluto con noi perché oltre all’esperienza sul campo, sposa perfettamente i nostri ideali di correttezza, lealtà e per le indubbie doti umane che per noi vengono prima di tutto. Professionista affidabile che sarà molto utile per contribuire alla crescita della nostra azienda.

A Carlo quindi gli facciamo un grosso in bocca al lupo, benvenuto a SPAZIOURBANO!

I 7 poteri del leader

Cosa sono questi 7 poteri? Una volta introitati posso considerami membro ufficiale degli Avengers?

Con calma, rispondo inizialmente alla seconda domanda, NO, a mio avviso meglio! Una figura professionale con responsabilità su risorse umane che riesca a far crescere e rendere per la propria organizzazione, SI signori, questo lo considero un vero supereroe!!!

Ho voluto dare al blog un taglio accattivante, che permetta sane riflessioni e stimoli l’applicazione. Per me è stato così, spero anche per voi dopo la lettura.

Veniamo a noi, ricordate l’articolo su leadership e management? Testo di base, volutamente d’ampio spettro, per entrare nello specifico con testi successivi come questo. Iniziamo dunque.

Il management ricordo è lavorare con individui/gruppi e con loro raggiungere obiettivi organizzativi, ma per farlo servono dei poteri da applicare. Rogers definisce il potere come “il potenziale d’influenza”.  Il potere è una risorsa che può essere utilizzata o meno, va da sé che se la leadership è il tentativo d’influenzare il potere si definisce come potenziale d’influenza del leader il cui scopo è ottenere il consenso.

Vediamo ed analizziamo dunque questi 7 poteri, partiamo dall’elenco:

  • Coercitivo
  • Specialistico
  • Premiante
  • Legittimazione
  • Esemplare
  • Informativo
  • Connettivo

Coercitivo: Potere che si basa sulla paura, induce all’obbedienza. Il timore di un richiamo, di ricevere compiti poco graditi fino al licenziamento, sono stimoli a evitare di contraddirlo o a non seguire le sue indicazioni. E’ a presa rapida, nel senso che poggiando le sue basi sulla paura induce i collaboratori/trici a svolgere i compiti assegnati e tende a risultati nel breve. Attenzione però, l’uso eccessivo crea un clima lavorativo poco gradevole e, di norma, in assenza del leader le risorse tenderanno a rilassarsi;

Specialistico: Potere dell’esperienza, conoscenza e capacità del leader. Questo stile tende ad influenzare il comportamento altrui perché porta ad agevolare l’attività lavorativa. Quale effetto collaterale? Jukebox! Chi abusa di questo potere, nel tempo, vedrà il leader con un testone e le risorse con una testa piccola perché è sempre più comodo chiedere rispetto a pensare e risolvere autonomamente le problematiche;

Premiante: E’ la capacità di offrire ricompense di varia natura, promozioni o economiche (budget). E’ abbastanza semplice coglierne l’utilità e l’attenzione a non eccedervi;

Legittimazione: Questo si basa sulla posizione occupata. L’influenza arriva, ed è sempre più forte, in ragion del ruolo perché si ritiene che il leader ne abbia diritto. L’abuso porterà a vanificarne gli effetti ma soprattutto usare questo potere obbliga a saper fare e dimostrare di meritare la posizione di cui ci si pavoneggia;

Esemplare: Questo è un potere che fa capo alla personalità di un individuo. Chi ha questo carisma riesce a trascinare ed influenzare per apprezzamento ed ammirazione. Si notano effetti sulle risorse che tenderanno ad emulare anche i comportamenti, i modi di fare;

Informativo: Si basa sul possesso di informazioni che il leader possiede e che vengono considerate come preziose e ottenibili solo da lui. Pare cosa di poco conto, a prima vista, ma pensate di far parte di un’organizzazione e venir a sapere di evoluzioni, nuove aperture, nuovi prodotti o servizi da figure più disparate ma non dal proprio capo, la figura di quest’ultimo perderà di considerazione;

Connettivo: E’ il potenziale di influenza ottenuto grazie a contatti con persone importanti ed autorevoli, all’interno o esterno dell’organizzazione, per cui si tende ad assecondare per evitare contrasti con lui e i suoi altolocati contatti perché potrebbero ritorcersi contro nella carriera.

Eccoli, elencati e spiegati. Attenzione, l’ordine è sparso e non vi è un potere migliore o superiore ad un altro tutti hanno la stessa valenza nel loro ambito, gli eccessi nell’uso accentuato e perpetrato o nullo avranno come effetto lo sfaldamento di un team e la perdita di risorse. Un buon gestore deve saper modificare, attenuare, usare i poteri nel giusto modo e correlarli allo sviluppo delle risorse.

La cosa più significativa da sapere è che ognuno di noi usa 2/3 poteri in maniera predominante e questo determina uno stile direzionale che approfondirò in altro blog.

Qualche anticipazione? D’accordo, sarà capitato a tutti di trovarsi nel corso della propria carriera ad avere dei capi/leader differenti. Bene, la diversità è dettata da quanto sopra esposto. Tralasciamo discorsi legati all’educazione e socialità per evitare di aprire discorsi immensi, al netto chi dirige ha uno stile ed è determinato dalla percentuale d’uso dei poteri. Quello a cui un manager deve fare attenzione è evitare gli eccessi sull’uso, facciamo un esempio che ricordo andava per la maggiore in aula. Molti capi ritengono migliore o sono affascinanti dal potere coercitivo. Bene, ottimo potere ma come detto sopra bisogna dosarlo, utile con risorse giovani ed inesperte e/o per avviare attività ma alla lunga se non muta l’intensità andrà a sfasciare quanto creato.

Per cui concludo differenziando gli stili di capo con un esempio:

Capo1: Io sono un Capo maldisposto verso le risorse umane (stimolo) loro sono conflittuali (risposta) ed io sono ancora più maldisposto (rinforzo “avversivo”)

Capo2: Io sono aperto e disponibile (stimolo), loro si fidano e sono propositivi (risposta) e io li rassicuro (rinforzo “positivo”) mostrando la mia disponibilità e riconoscenza.

Rammentate che il management è l’arte e/o la scienza di ottenere determinate prestazioni per mezzo e da parte delle persone in gruppi formalmente organizzati in vista degli obiettivi e attraverso l’assunzione continua di decisioni concepite come scelte fra possibili alternative.

Noi in SPAZIOURBANO oltre a formarci costantemente, applicare e ricercare i punti di criticità da migliorare siamo per la donazione, donazione di quanto è stato donato a noi in formazione per un miglioramento collettivo. Il nostro approccio e stile è condiviso e farne parte significa sposarlo ed applicarlo a vantaggio di tutti i clienti che entrano ed entreranno in contatto con noi. Solo un team affiatato e preparato può garantire un servizio professionale.

Un caro saluto

Davide Bosisio

I 7 poteri del leader

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