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L’arte della negoziazione

L’arte della negoziazione

La negoziazione è un processo interpersonale che si oppone al conflitto: negoziare significa collaborare, fare squadra, implica il raggiungimento di un accordo plurilaterale, vantaggioso per tutte le parti coinvolte. In ambito commerciale, il delicato processo negoziale può coinvolgere sia gli interlocutori interni (colleghi, collaboratori, supervisori e responsabili di azienda) che esterni all’azienda (clienti, partner commerciali e stakeholder aziendali)”.

Definizioni, quanto sono belle…..

Dunque, appurato quanto sopra, possiamo asserire senza dubbio alcuno che:

Nessuna forma d’arte può fare a meno di proprie regole specifiche: la negoziazione, in quanto arte delle relazioni umane, non fa eccezione”.

Qual è quindi, in una qualunque relazione, l’elemento fondamentale e basico per una negoziazione? La presenza, fisicità, vedersi, insomma stare dinnanzi all’interlocutore.

Siete d’accordo?

Pare banale, tante volte ci si dimentica delle cose più semplici, delle cose più naturali, talvolta per distrazione e comodità altre per convenienza. Concentriamoci sulla seconda, perché converrete che la prima sia un errore o cosa ingestibile. Per convenienza, parliamo di questo aspetto. Esistono momenti della vita in cui porsi di fronte ad altra persona sia un’azione difficile, non per cattiveria, sono altre le sensazioni o emozioni che spingono a non esserci e sono da rispettare, ma come negoziare in assenza del principio cardine? La risposta è che non si può, o meglio, puoi provare ma telefono, mail, call, non ti aiuteranno perché saranno un ostacolo alla natura umana, un filtro, un mondo interpretabile che non regala la verità. La cosa più ovvia e giusta sarebbe abbandonare la relazione, ma spesso non lo si fa perché il più delle volte ci si ostina ad affrontarla ugualmente, anche se è sbagliato. Chi scrive è primatista d’errori, primo, secondo e terzo a pari merito, non lascio mai nulla ad altri in tal senso, il podio è tutto mio. Infatti mi formo, informo, leggo, per migliorare e divulgare un qualcosa di corretto in cui io per primo mi cimento.

Lascio degli esempi di esperienze passate:

come persona, il sottoscritto, nasce come coerente e rispettosa, credo nel prossimo, dono fiducia. Aspetti molto belli se presi ed isolati dal contesto, ma in questo contesto non lo sono. Perché? Perché la mia propensione è curarmi più del prossimo, lasciare navighi in zona di comfort, penso sempre che mettere le persone nelle migliori condizioni venga apprezzato tanto al punto da indurre l’interlocutore a trattarmi allo stesso modo. Sbagliato. E’ sbagliato perché se non avviene quanto sperato tendo a modificare la mia educazione e moralità, mi sento escluso senza una ragione. Quanti di voi riescono a capirmi usando empatia?

Un Es. immobiliare: se mostro un immobile ad un il cliente che successivamente si dichiara interessato, dopo la fase riflessiva necessaria, serve fissare un appuntamento in ufficio per tessere la relazione, negoziazione, allo scopo di redigere una proposta d’acquisto. Trattare la stessa vicenda per mail, lasciare il cliente libero di fare il ricercatore su internet, permettere veda altro, storpierà la relazione e, la buona riuscita sarà una chimera, un caso fortuito, non bravura.

Mi è capitato in passato, ho sbagliato, perché cosa succede in realtà quando un cliente non permette un incontro di dialogo, succede che ti spazientisci, pensi male, inizi a diventare creativo, magari forzi la mano dicendo che altro cliente verrà a discutere di questo immobile ma, essendo una bugia, verrai giudicato come scorretto e dunque, che fine farà la vostra negoziazione? Lascio la risposta ai miei lettori, ma lascio anche quello che ho imparato. Serve amor proprio e spina dorsale. Serve rispettarsi, se l’altro/a non vi dà seguito bisogna avere la forza di lasciare andare, passare oltre. Non è detto che in questo modo la negoziazione fallirà, il cliente potrebbe tornare, e se lo farà si potrebbe costruire una struttura di business con solide fondamenta, diversamente non era destino.

Se non esiste una sana relazione, comunicazione, una negoziazione non avrà futuro, si deteriorerà prima ancora di nascere, porterà a scimmiottare le parti, non permetterà equilibrio.

Cosa fare? Come detto nei paragrafi precedenti, top sarebbe abbandonare quella specifica situazione ma, se t’interessa molto coltivarla, poniti come unico obiettivo d’essere un/a bravo/a postino/a, far giungere e verificare che venga apprezzato lo sforzo di tanto interesse verso l’altro/a, per due motivi:

  • Non ci si crea false aspettative, già sai che è arduo un obiettivo più alto, vivi meglio;
  • L’altro/a deve percepire quanto sia o sia stato/a focale ed importante, potrebbe tornare utile in futuro.

Bene, siete stati bravi e fortunati, siete dinnanzi alla figura con cui relazionarvi, questi i passaggi chiave da studiare, provare, attuare al fine di generare vantaggio per entrambi, perché una negoziazione sana e vincente si basa sulla legge del win/win, ogni altra interpretazione non è valida.

5 punti da gustare e leggere, fare propri:

 

  1. Fai la prima offerta

Se vuoi guidare la trattativa verso una direzione ben precisa, ne devi prendere il controllo fin dal principio. Questa è una delle mosse migliori per riuscire a guadagnarti un vantaggio e maggiori probabilità di raggiungere un accordo equo.

Quali caratteristiche deve possedere la prima offerta? Chi vende un prodotto parte con un prezzo molto alto, aspettando che sia l’altra persona ad abbassarlo.

Se sei stato in Marocco e hai provato ad acquistare un souvenir nel souk, ti sarai certamente accorto che la negoziazione è parte integrante della cultura dei mercanti. Gli oggetti non hanno un cartellino con un prezzo fisso come sei abituato a vedere, perché il prezzo stesso deve essere contrattato dalle parti fino a raggiungere un accordo equo.

In base a delle ricerche in questo ambito, è la prima offerta quella che determinerà l’esito della trattativa. Se è il venditore a fare un prezzo elevato, l’accordo si concluderà con un prezzo alto. Diversamente, se l’acquirente offre per primo, i prezzi saranno più bassi, perché lui pensa nel proprio interesse.

Ricapitoliamo. Il primo che prende la parola conduce la trattativa, e io ti consiglio caldamente di essere tu a guidare il gioco.

 

  1. Parla solo quando è necessario

Pensa a cosa potrebbe accadere quando, durante una conversazione con un interlocutore, tu decidessi di rimanere in silenzio fissandolo. Senza dire una parola. Lui inizierebbe ad agitarsi, divagherebbe con frasi poco inerenti al discorso pur di riempire quello che percepisce come un vuoto.

Il silenzio è un’arma molto potente, se utilizzato in modo sapiente. Ciò che la controparte considera un vuoto, per te è una straordinaria opportunità.

Durante una trattativa di vendita si verifica la stessa identica dinamica. Il venditore, sfruttando il silenzio, porta l’acquirente a fare una concessione a cui prima non aveva pensato.

Ecco allora che il silenzio è un asso nella manica da sfoderare al momento giusto per riuscire ad ottenere un profitto maggiore per te.

Perciò, parla subito per tarare l’orientamento della trattativa e poi rimani in silenzio. Prendi la parola solo quando scorgi una finestra che può aiutarti ad ottenere di più.

 

        3. Supera la paura del rifiuto

Il rifiuto è una delle principali paure dell’essere umano, lo è nella vita privata così come sul lavoro. Chi riceve un rifiuto si agita, pensa di non riuscire più ad ottenere ciò che vorrebbe e manda all’aria tutta la trattativa. O, peggio ancora, ci sono persone che per paura di un rifiuto accettano la prima offerta che viene loro fatta, uscendone amaramente sconfitti. Lo fanno gli acquirenti così come i venditori.

Ho visto fin troppi venditori abbassare a dismisura il prezzo del loro prodotto, o servizio, per paura di non venderlo, senza rendersi conto che si stavano sabotando con le loro mani.

Ecco perché, se vuoi uscirne vincitore, devi superare questa ancestrale paura del rifiuto.

Se una strada ti sembra bloccata perché la controparte è irremovibile, trova un modo per aggirare l’ostacolo e ottenere comunque un risultato soddisfacente. Ma per farlo devi abbandonare l’ansia del rifiuto e calcolare con tranquillità la situazione.

 

  1. Poni domande e ascolta

Per portare la negoziazione verso la giusta direzione devi ottenere molte informazioni dal tuo interlocutore. Sei d’accordo con me?

Durante qualsiasi tipo di negoziazione, per ottenere le giuste informazioni, devi porre delle domande.

Attenzione, però!

Se farai delle domande chiuse, il tuo interlocutore ti risponderà semplicemente con un sì o con un no. Questo pensi possa esserti d’aiuto? Non credo.

Il modo migliore per ottenere la maggior parte delle informazioni è fare delle domande aperte, che lascino la possibilità all’altra persona di argomentare.

E tu nel mentre cosa devi fare? Ascoltare.

Inoltre, una domanda aperta ti permette di rilanciare su un’offerta fatta dalla controparte. Potresti dirgli: “Cosa ne pensi se ti dicessi che questa offerta non funziona per la mia azienda?”.

In questo modo puoi scoprire il suo punto di vista e ottenere altre informazioni rilevanti per condurre la trattativa oltre.

 

  1. Accordi Win-Win

Abbiamo detto che un buon negoziatore punta ad ottenere un risultato equo dalla trattativa. Tuttavia, equo non significa che lui debba uscire vittorioso e l’altra parte drasticamente sconfitta.

Soprattutto se sei un imprenditore o un venditore, condurre una negoziazione spietata solo per il gusto di portare a casa il premio aziendale arriverà a ledere l’immagine dell’azienda a lungo andare.

I clienti parleranno e ben presto tutti sapranno che non è possibile guadagnare nulla con un venditore del genere, si allontaneranno dal tuo brand. La tua reputazione sarebbe compromessa per sempre.

La migliore trattativa, invece, è quella che lascia soddisfatte entrambe le parti, togliendo certi aspetti ma concedendone altri. Un accordo win-win, appunto.

Se stai vendendo qualcosa, chiudi una negoziazione che lasci felice l’azienda e il cliente. Puoi essere sicuro che quella persona tornerà di nuovo ad acquistare da te. Ma se la sottoporrai ad una torchiatura solo per avere la meglio, potrai stare certo del contrario.

Conclusioni:

Ho terminato. Spero l’articolo sia stato di gradevole lettura e abbia lasciato spunti di riflessione. Come imprenditore cerco sempre questo nel prossimo, ispirazione, la cerco e provo a donarla per una vita win/win.

 

DAVIDE BOSISIO

R.E.M. SPAZIOURBANO IMMOBILIARE

ENNEATIPO 2, IL DONATORE ORGOGLIOSO

Proseguiamo il percorso di maggiore conoscenza dei singoli ennatipi, oggi analizziamo il N 2. Profilo interessante, interessante perché a mio avviso subdolo, a due volti proprio come il numero sul cerchio dell’enneagramma. Adesso, esplodendone le caratteristiche, capirete cosa intendo. Stiamo parlando di un profilo altruista, di supporto, spesso eccessivamente perché il suo motto è: “io amo sempre, anche se la gente non mi ama quanto la amo io” dunque spesso fuoriesce dalla nobiltà del sentimento e se lo rende un obbligo, una forzatura.

La motivazione chiave, la leva motivazionale è una, chiara ed evidente: vogliono essere amati e vogliono essere necessari per gli altri, per far sì che gli altri lo facciano per loro.

E’ una caratteristica fantastica, quando l’asticella psicologica è alta sono di assoluto sostegno, caldi, di eccellente supporto ma, come sempre, è meglio guardare maggiormente gli aspetti da migliorare perché lì è visibile l’inclinazione, la tipologia, dove lavorare per essere migliori e soprattutto, se ci riconosciamo o lo identifichiamo, potremo essere diversi e più attenti alle relazioni.

Caratteristiche dell’enneatipo 2:

  • Credo: mi vedono solo se sono meravigliosa/o;
  • Hanno una forma di superiorità al di sopra del bene e del male;
  • Sono liberi, spontanei, sensuali;
  • Non c’è bisogno di competere, si sentono già i migliori;
  • Lodano e sono generosi ma per confermare che sono divini;
  • Possono essere molto capricciosi ed esploratori dell’altro;
  • Manipolatori;
  • Se non ne hanno uno, fanno in modo di trovare un motivo per sentirsi necessari;
  • Hanno bisogno di sentirsi necessari e desiderati;
  • Trascura i propri bisogni per non conoscere il suo vero sé o essenza;
  • Credono che sia un privilegio che gli altri si relazionino con loro;
  • Per loro è molto importante la libertà;
  • Sono menti molto caotiche;
  • Non vedono i difetti;
  • Si prendono molta confidenza;
  • Sono molto critici e vedono dove i punti deboli per fare del male;
  • Credono di aver avuto un’infanzia felice e non è andata così;
  • Confondono la soddisfazione del desiderio con l’amore (se mi soddisfi, mi ami);
  • Confusione di desiderio con necessità;
  • A terapia vanno come sviluppo personale;
  • Di solito hanno un padre seducente e una madre iperprotettiva;
  • Si innamorano e tagliano relazioni con rapidità quando qualcosa non quadra;
  • Sono al di sopra delle regole e del bene e del male;
  • Chiedono molto e non danno tanto;
  • Sono molto teatrali, molto manipolatori dell’isteria;
  • Propendono all’azione più che al pensare;
  • Sono sicuri di piacere;
  • Fissazione: la vita è stupenda (falsa abbondanza);
  • Sopravvalutano l’amore, l’emozione;
  • Hanno l’idea che tutto sia amorevole, sempre giustificato dall’amore;
  • “Ti lodo perché tu mi lodi”;

Promettono più di quello che danno, pensano di dare di più di quello che danno e questo è il loro problema.

E’ a mio avviso, senza prova scientifica, il profilo più a rischio “narcisismo” di qualunque altro. Nel volerti supportare ti assorbono. E’ importante questa riflessione, capirete il perché nelle prossime “puntate”, quando parleremo ad esempio del profilo N. 4, di fondo caratterialmente il più sensibile, che potrebbe essere vittima  sacrificale rispetto ad altri enneatipi per cui l’atteggiamento 2 potrebbe risultare solo una leggera brezza.

Ora, non desidero far passare l’enneatipo 2 come l’orco della torta, tutt’altro, ma disquisendo dei lati oscuri la tendenza a pensarlo può nascere e dunque la spengo sul nascere. Come tutti i profili, nella sua veste lucente, è un profilo eccezionale, guardate un po’:

Virtù dell’enneatipo 2: UMILTA’

L’umiltà è riconoscere la propria verità e condividerla con gli altri senza cadere nell’ingrandire la propria immagine, cioè riconoscere gli errori e la propria ignoranza, accettare le critiche. L’umiltà è semplicità, liberare la grandiosità e capire di essere uno tra tanti. Lasciare andare la dipendenza dall’amore e dal piacere, accettare che esista il dolore, che non sempre le cose vanno come si vuole. Riconoscere le carenze, ciò che manca, imparare a chiedere invece di esigere.

Non è bellissimo?

A me piacerebbe avere spiccata maggiormente questa caratteristica, quando incontro enneatipi 2 ne rimango affascinato. E’ una caratteristica d’intelligenza acuta, superiore, che porta calore, rispetto, condivisione.

Per cui, detto ciò, torniamo nell’oscurità e vediamo il punto debole del profilo 2.

Vanagloria, orgoglio, superbia, queste sono le caratteristiche più marcate, ve ne sono altre ma possiamo definirle sfumature delle principali. Gli individui dell’enneatipo 2, temendo di non essere desiderati né amati, fanno sentire gli altri indegni di dare amore, generosità o attenzione.

Spunti di miglioramento per l’enneatipo 2:

Deve essere più consapevole dello sforzo che fa continuamente per piacere agli altri e non deve dare tanto valore a come questi lo percepiscono.

Deve ricordare che è impossibile piacere a tutti. Inoltre, non è detto che gi altri esprimano un eventuale gradimento nel modo in cui noi ce lo aspettiamo, possono farlo in modo più sottile o semplicemente in un modo diverso. È importante ricordare che se non ti senti amato non significa che gli altri non ti amano. Sii onesto con le persone. Non fare complimenti sistematicamente e non assumere altri comportamenti manipolativi per conquistare la gente. Non metterti completamente a disposizione degli altri. Puoi aiutarli, ma in una certa misura, che non sia un “tutto o niente”. Ricorda che la prima persona che devi aiutare e di cui prenderti cura sei tu. Non dare troppo neanche in modo altruistico, forse poi mancherà a te. Prendi consapevolezza di quali sono i veri motivi che ti spingono ad aiutare o dare agli altri. Impara a prendere coscienza sul processo del “dare per ricevere” e/o se c’è una ricerca di volersi sentire bene come motivo delle azioni benefiche verso gli altri. Devi essere molto sincero/a con te stesso/a riguardo le tue intenzioni.

Sii consapevole che il tuo orgoglio compensa una sensazione inconscia di non essere desiderato. Una maggiore dose di orgoglio e prepotenza significa che la persona soffre di più quel sentimento di non essere voluto. Non è necessario essere il migliore per essere amato. Il tuo atteggiamento deve essere più realistico e quindi più umile, ma senza cadere nella falsa umiltà, che è anche una forma di superbia.

Ci sarebbe tanto da aggiungere ed approfondire ma l’obiettivo è farvi assaggiare i vari profili meglio di quanto fatto in passato per indurvi ad approfondirli, studiarli, studiarvi con lo scopo di riconoscersi e capire gli altri. Ad ogni buon conto ho in mente di fare un articolo conclusivo, post enneatipo 9, per vedere come profili vicini abbiano similitudini o meglio, ali in un profilo vicino che determinano differenze tra stessi enneatipi. Sino ad oggi abbiamo analizzato l’1 ed il 2, qualcuno potrebbe già studiare come ad esempio sia 1 con ala in 2 o viceversa.

Spero che l’iniziativa piaccia e siamo a disposizione per chiarimenti e dubbi.

Cosa hanno a che fare queste argomentazioni con l’immobiliare? Tutto! Prima di essere professionisti immobiliare, Spaziourbano, siamo persone che si relazionano con persone, non vedere questo è come non vedere il cielo, per essere romantici.

Davide Bosisio

ENNEATIPO 2, IL DONATORE ORGOGLIOSO
GENTE DI MARE…

GENTE DI MARE…

“CHE SE NE VA, DOVE GLI PARE, MA DOVE NON SA….”

Inizio questo articolo con una breve citazione di una famosa canzone di Tozzi e Raf.                                    No, no signori, non è un blog di stampo razzista, non d’accusa, ma di analisi ed etica.

Siamo al cospetto di un virus che farà più falliti che morti, si sta cercando di contenere e debellare una piaga dell’economia, non della salute. Una grande occasione per mostrare intelligenza, coesione, rispetto: etica!

Leggere e osservare di esodi per via della chiusura della Lombardia mi lascia sbigottito e perplesso.

In che mondo vivo? Un mondo in cui gli interessi del singolo valgono più della comunità. Un mondo che non comprende come un “breve” periodo di cambiamento e rispetto ci riporti tutti alla normalità, perché? Perché pensare al proprio orticello, quando ormai non esiste più da tempo, in un’epoca in cui ad ogni azione corrisponde una reazione ad ampio respiro?

Come essere così irresponsabili?

Aggiungo un pizzico di amore per la mia terra: perché scappare da colei che vi ha ospitato e donato dignità dimostrando, quello che penso da sempre, che veniva usata perché la propria non vi riesce? La Lombardia, Milano nello specifico perché è la mia città, è unica e speciale ed è in momenti come questi che va amata e rispettata. Io sono milanese, nelle viscere, e non scappo!

Perdonate il piccolo sfogo, mi veniva dal cuore, atto dovuto.

Detto ciò, devo essere sincero, ho pensato anche di immedesimarmi in persone di altre terre e culture, lontani da casa, magari in ferie forzate. Volersi riavvicinare ai propri cari è l’istinto primordiale, comprendo. Ma volete veramente bene a loro? No perché potreste divulgare un virus e fare del male, da incoscienti.

Lo so, il mio articolo sarà letto da pochi, a prescindere non muterà l’andare degli eventi, ma è importante che ognuno faccia la sua parte perché, se io posso, tutti possiamo.

Non sono un medico, neanche lontanamente informato su questioni attinenti, ma come un po’ tutti ho preso informazioni su questo virus. E’ un’influenza che, a secondo di chi la subisce, può avere effetti diversi.                                                                                                                                                                              Su chi vince il virus? Sui deboli, su persone con gravi patologie, su coloro che hanno un basso livello di difese immunitarie. Mi soffermo su quest’ultimo, è l’unico che possiamo provare a gestire.

Mi spiego meglio, ho appreso che le preoccupazioni, tensioni, negatività portano ad abbassare le difese immunitarie. Sciocchezze? Non credo, non lo dico io, informatevi. Allora non sarebbe meglio seguire le regole di comune utilità e vivere con positività e organizzarsi diversamente e cambiare le proprie abitudini? Scoprire cose nuove?

Sapete chi fa tutto ciò senza pensarci, senza avere cultura particolare ed esperienza?

I BAMBINI !

 

A loro non frega nulla del virus, sono felici perché a casa da scuola, trovano il modo di vivere e divertirsi senza farsi influenzare. E vivono bene.

 

“LA VITA È COME UNO SPECCHIO: TI SORRIDE SE LA GUARDI SORRIDENDO”  JIM MORRISON.

 

DAVIDE BOSISIO

L’ Agente immobiliare

Visto che il bene “casa” è sulla bocca di molti e che questi molti pensano di saperne tantissimo di un ambito ormai  divenuto “chiacchiera da Bar”, mi son detto, scriviamo di cultura base immobiliare, parliamo bene di noi con chiarezza così per lo meno,  chi si dedicherà alla lettura, potrà dibattere su fondamentali reali e non legati a stereotipi, illazioni o similari.

Come facilmente comprensibile dalla premessa sono a totale difesa di una professione che non gode del necessario rispetto  e non si comprende poi il perché.  Per cui, mediatori: “apriamo le ali e mostriamo la bellezza della nostra cultura”.

L’agente immobiliare chiariamo subito chi è: un mediatore. Cosa significa? Significa che tutela gli interessi di entrambe le parti, venditore ed acquirente, e pertanto riceve la provvigione da ambedue. Diverso è parlare di agente mandatario a titolo oneroso che riceve l’incarico da una sola parte e tutela gli interessi  solo di questa e dunque riceve il compenso solo da una parte.

Direi che con questa opportuna definizione, e distinzione, ho chiarito inequivocabilmente:

  • Perché il mediatore è pagato da due parti beneficiarie;
  • Quanto sia importante nell’acquisto/locazione di un bene, come la casa, una figura super partes.

Specifica doverosa, è vero che quando un mediatore pone in vendita un immobile riceve dalla proprietà un incarico. Questo incarico non è da confondere con il contratto di mandato, termine spesso utilizzato impropriamente, ma  esprime unilateralmente la volontà di una parte di richiedere al mediatore di adoperarsi per trovare controparti. Infatti è definito incarico di mediazione.

Andiamo avanti, un agente immobiliare per fregiarsi di tale nomea è tenuto all’ iscrizione nel registro delle imprese e nel repertorio economico amministrativo (REA), istituito presso le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Il mediatore è obbligato alla stipula di una polizza di assicurazione della responsabilità civile a copertura dei danni che possa cagionare alle parti e ai terzi per negligenze o errori professionali, che copre anche i suoi dipendenti e tutti coloro che a qualsiasi titolo svolgono l’attività di mediazione per conto dell’impresa. Il mediatore (e, quindi, anche l’agente immobiliare), oltre agli usuali requisiti morali (assenza di condanne per determinati reati e di misure di prevenzione contro la delinquenza mafiosa), deve possedere i seguenti requisiti professionali:

  • avere conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado;
  • avere frequentato un corso di formazione specifico;
  • avere superato un esame diretto ad accertare l’attitudine e la capacità professionale, oppure avere effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi.

Questo paragrafo è dedicato a tutti coloro che sono desiderosi di risparmiare sul pagamento dell’agenzia.

Domanda. Perché la legislazione prevede tutti questi vincoli verso una figura professionale cosi fatta se poi non è di utilità o si pensa di “scavalcarla”? Vi svelo un segreto, sono solo alcuni dei vincoli professionali reali, diciamo per poter iniziare l’attività, ma poi il mediatore ha altri obblighi operativo-professionali e di comunicazione ben più complessi ed indispensabili.

Dopo questa attenta disamina è chiaro come un mediatore non sia un commerciale in trincea ma un professionista consulente che ha l’arduo compito di trovare la soddisfazione di due parti diverse, nel ruolo e cultura. Certo, trattasi di una figura di pura relazione che deve possedere la necessaria scaltrezza per evitare di non soddisfare uno dei requisiti sopra descritti, ma come per chiunque. Convenite?

Non mi dilungo ulteriormente, potrei scrivere un libro sull’argomento, tralascio solo momentaneamente l’utilità per garantire ad un acquirente la correttezza di ciò che compra e al venditore le garanzie e tutele sul compratore, ma volevo far arrivare il messaggio chiaro sull’utilità di un valido partner immobiliare, con i requisiti. Esso è un professionista che come tale và utilizzato per riceverne benefici e rispettato. Ovviamente i rimasugli in società di non mediatori, che non possiedono tutti i requisiti tecnici e morali, di abilitazione sopra detti, quelli sì che potete non rispettarli, come tutti gli abusivi.

In tutti i mestieri e professioni ci sono quelli bravi e attenti alle leggi e quelli neppure paragonabili, fare di tutta un erba un fascio però è poco lungimirante.

In Spaziourbano troverete tutto quello che la legge dispone affinchè si possa lavorare in serenità e trasferirla alla nostra clientela.

Concludo così: osservate e valutate il professionista che vi eroga il servizio, giudicatelo alla fine per quello che vi ha lasciato e non per convenienza o presunzione. Se è chiaro, conosce la materia, soddisfa le vostre esigenze (non desideri utopistici), perché ricercare la critica a tutti i costi?

Domandatevi: se utilizzassi un dentista non professionale che, oltre ad essere retribuito mi ha creato un danno, che fare, non dovrei più andare da un dentista?

Ovviamente la perfezione non è di questo mondo, per fortuna aggiungo, se no che noia….

Davide Bosisio

L’ Agente immobiliare

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